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Posta elettronica: JBMail un client leggero, sicuro e portatile

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Posta elettronica: JBMail un client leggero, sicuro e portatile

I client di posta elettronica come Outlook e Thunderbird sono forse un po’ sorpassati dalla diffusione della posta che si legge direttamente online nel proprio pezzetto di cloud.
Ci sono ancora tantissimi utenti, professionali e non, che però continuano a scaricare la posta sul proprio computer. Un po’ per abitudine e un po’ per essere sicuri di avere tutto sempre a portata di mano anche in mancanza di connessione.

C’è però un modo per leggere la posta che sta a metà tra gli strumenti online e i client desktop.
Se devo testare la configurazione di una casella di posta per un cliente, utilizzo un piccolo, portatile e completo programma: JBMail.
Tramite semplici schermate di configurazione è possibile accedere in visualizzazione all’interno della casella.
Ed è proprio questa la comodità di JBMail: non scarica niente ma è come se si aprisse una finestra sul proprio account.
Spesso lo uso per cancellare quella posta indesiderata che oltrepassa i filtri antispam.
La mancanza di “fronzoli” tipica dei client sopra citati, permette a JBMail di essere molto veloce. Inoltre HTML e script all’interno delle email non sono supportati quindi ci sono minori rischi per la sicurezza.
Gli allegati sono decodificati solo su richiesta.
Nella maggior parte dei casi basta inserire i dati nella prima schermata (quella dell’immagine in testa a questo post), tuttavia sono presenti anche le opzioni avanzate necessarie nel caso in cui ci sia bisogno di autenticazione dell’utente o ci si debba connettere tramite protocolli diversi dal normale.
JBMail, nella sua versione gratuita, salva solo la configurazione di un account.

Link: JBMail

Google Reader: il passaggio indolore a Feedly (con Chrome)

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Google Reader: il passaggio indolore a Feedly (con Chrome)

Google Reader: il passaggio indolore a Feedly (con Chrome)

Ormai anche i sassi sanno che Google Reader cesserà le proprie funzioni il 1 luglio 2013. I motivi non mi sono chiarissimi e la scusa della concorrenza interna con Google + non mi convince del tutto.
Mi mancherà perchè l’ho sempre trovato uno strumento agile, ben strutturato ed efficiente.
Ma anche i migliori se ne vanno e noi dobbiamo andare avanti.
Tra le sue alternative io ho già scelto da tempo Feedly perchè mi sembra ben strutturato e supportato. Molto veloce.
Se volessimo ripetere in toto l’esperienza “Google Reader” dovremmo usare Chrome.
Basta prima di tutto installare l’app Feedly presente nel Chrome Web Store. Se non si dispone già di un account Feedly, questo viene creato automaticamente autorizzando la connessione a Google Reader. Immediatamente ci ritroveremo tutti i nostri feed organizzati come li avevamo lasciati in Reader.
Per applicare il look&feel di Google basta installare (sempre dal Chrome Web Store) Feedly Reader . Questa seconda applicazione non fa altro che trasformare Feedly in un clone di Google Reader … e  farci sentire di nuovo a casa.

[via addictivetips]

Sicurezza: gestire tutte le password con LastPass

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Sicurezza: gestire tutte le password con LastPass

Sicurezza: gestire tutte le password con LastPass

I comandamenti della sicurezza su internet recitano:

  • usa una password difficile per i tuoi account
  • usa una password diversa per ogni account

Più facile a dirsi che a farsi.
A meno di non essere Pico della Mirandola o di riempirsi la scrivania di post-it la soluzione viene da un plugin/programma disponibile per tutti i browser e i sistemi operativi più diffusi: LastPass.Ho scritto anche programma perchè in teoria è possibile installare un programma per Windows che rende operativo LastPass per ogni browser installato sulla macchina. Quindi senza installare i singoli plugin per ogni browser.
Come funziona?
Dopo la prima installazione e la creazione dell’account LastPass (la cui password sarà l’unica che dovrete tenere a mente), il programma importa le password salvate nei vari browser.
Al termine di questa operazione vi sarà chiesto se vorrete cancellare e disabilitare le informazioni presenti nei browser.
Il mio consiglio è di non farlo subito ma solo dopo che vi sarete assicurati che tutto sia stato importato correttamente.
Tutti i dati sono salvati e criptati in locale e poi inviati ai server di LastPass. La privacy, così, è abbastanza assicurata.
Questo metodo permette di tenere sincronizzate le password non solo tra le diverse macchine su cui è installato LastPass ma anche tra i diversi browser.
Dopo quel momento, ogni volta che vi si presenterà una schermata di login, LastPass si proporrà di riempirli con i dati presenti in memoria.
Se attraverso la stessa schermata accediamo a diversi account, sarà sempre possibile scegliere quali dati inserire.

In LastPass è presente anche una comoda funzionalità che riempie i form con i dati personali (un po’ come lo storico RoboForm).
Un gran risparmio di tempo se spesso riempiamo moduli per la richiesta informazioni o per iscrizioni ecc.

LastPass ha una versione completa e gratuita che funziona solo sui browser e sistemi operativi per pc.
La versione Premium è a pagamento (appena 12$ all’anno) ma permette di utilizzare LastPass anche sui dispositivi mobili (smartphone e tablet) ed è priva di pubblicità.
Per gli utenti con questo tipo di account è previsto anche un supporto tecnico
Sto usando, per adesso, la versione gratuita e mi sto trovando benissimo. In un colpo solo ho risolto il problema delle password e della sincronizzazione tra i vari dispositivi.

Link: LastPass

phpList: principali problemi subito dopo l’installazione (e le soluzioni)

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phpList: principali problemi subito dopo l'installazione (e le soluzioni)

phpList: principali problemi subito dopo l'installazione (e le soluzioni)

phpList è il sistema di gestione newsletter open source più diffuso al mondo.
L’installazione non richiede particolari abilità ma mi sono capitate due seccature e una rogna, risolte grazie a Google e il forum di phpList.
Racchiudo tutto qua, in questo post, in modo da non dover cercare più in futuro (e per condividere ovviamente).

Prima seccatura:

Subito dopo l’installazione, si entra nel pannello di controllo ed esce questa scritta

Running in testmode, no emails will be sent. Check your config file.

Si risolve così. http://forums.phplist.com/viewtopic.php?p=38321
Apri config.php  e setta

define ("TEST",0);

 Seconda seccatura:

Se si clicca su “Invia un messaggio” si viene reindirizzati alla pagina 404 (not found).
Si risolve così. http://forums.phplist.com/viewtopic.php?t=4114
Apri sempre config.php e setta il percorso giusto a phpList

$pageroot = '/lists';
$adminpages = '/lists/admin';

 Terza rogna:

In fase di composizione del messaggio non compare l’editor (FCKeditor).
Ci sono molte possibili cause ma a me ha funzionato in questo modo.
Cancellate la cache e poi editate il file /lists/admin/FCKeditor/editor/fckeditor.html

Cercate

// Base configuration file.
//LoadScript( '../fckconfig.js' ) ;
LoadScript( '../../?page=fckphplist&action=js4' ) ;

e modificate in

// Base configuration file.
LoadScript( '../fckconfig.js' ) ;
//LoadScript( '../../?page=fckphplist&action=js4' ) ;

Caricando quest’altro script l’editor diventa visibile (e usabile)

Link: phpList

jQuery: jTable un plugin per creare tabelle CRUD semplicemente

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jQuery: jTable un plugin per creare tabelle CRUD semplicemente

jQuery: jTable un plugin per creare tabelle CRUD semplicemente

CRUD è un acronimo (Create, Read, Update, Delete) ma è anche il cruccio quotidiano di chi deve gestire dati all’interno di un database.
jTable è un  plugin per la nota libreria jQuery che ci permette di creare tabelle per la gestione dei dati (CRUD appunto) scrivendo pochissimo codice HTML e con una piccola configurazione del javascript da inserire.
jTable funziona indipendentemente dal linguaggio di programmazione, utilizza AJAX per l’aggiornamento dei dati, è localizzato in molte lingue (italiano compreso), può funzionare con diversi temi predefiniti.

Il suo utilizzo base è semplicissimo. Basta includere oltre a jQuery le righe per il plugin e per il CSS del tema scelto

<!-- Include one of jTable styles. -->
<link href="/jtable/themes/metro/blue/jtable.min.css" rel="stylesheet" type="text/css" />

<!-- Include jTable script file. -->
<script src="/jtable/jquery.jtable.min.js" type="text/javascript"></script>

Poi si crea un contenitore

<div id="PersonTableContainer"></div>

E si aggiunge il javascript per creare l’istanza jTable

<script type="text/javascript">
    $(document).ready(function () {
        $('#PersonTableContainer').jtable({
            title: 'Table of people',
            actions: {
                listAction: '/GettingStarted/PersonList',
                createAction: '/GettingStarted/CreatePerson',
                updateAction: '/GettingStarted/UpdatePerson',
                deleteAction: '/GettingStarted/DeletePerson'
            },
            fields: {
                PersonId: {
                    key: true,
                    list: false
                },
                Name: {
                    title: 'Author Name',
                    width: '40%'
                },
                Age: {
                    title: 'Age',
                    width: '20%'
                },
                RecordDate: {
                    title: 'Record date',
                    width: '30%',
                    type: 'date',
                    create: false,
                    edit: false
                }
            }
        });
    });
</script>

Le azioni (action) indicano quali sono i file che gestiscono le interazioni col db.
Ogni colonna rappresenta un campo del db e possiamo impostarne la larghezza relativa in tabella e le caratteristiche come la modificabilità, il tipo, la possibilità di ordinamento su sua base.
Le tabelle così create caricano oggetti standard JSON risultanti delle azioni succitate (qualsiasi linguaggio serverside moderno può creare questo tipo di oggetto).

jQuery: jTable un plugin per creare tabelle CRUD semplicemente

Link: jTable

Sicurezza: grave pericolo per chi usa RDP (Desktop Remoto)

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Sicurezza: grave pericolo per chi usa RDP (Desktop Remoto)

Sicurezza: grave pericolo per chi usa RDP (Desktop Remoto)

Grosso problema per chi utilizza il protocollo RDP (Remote Desktop Protocol).
Sta circolando un virus (ransomware) che sfruttando una debolezza di questo protocollo si insedia nel pc e rimane silente fino all’attivazione dei suoi creatori.
Dalle parole del consulente informatico Roberto Gargiulo :

… si tratta di un ransomware, ovvero un virus che dopo essere penetrato nel pc rimane silente per un periodo di tempo indeterminato. Viene poi attivato su richiesta degli autori. Da quel momento in pochi minuti CRIPTA tutti i file di tipo jpg, tiff, xls, doc, ppt, docx, xlsx, e buona parte dei file con estensione di classico uso ufficio. Sul pc del malcapitato appare all’avvio un messaggio che parla di fantomatiche presenze nel pc di non meglio specificati file di provenienza illecita e/o con contenuti di pedofilia. E qui parte l’estorsione. Si perché è proprio di questo che parliamo, vengono chiesti addirittura fino a 5000$ per ogni chiave di sblocco dei file!! Togliere il messaggio iniziale è roba da ragazzini ma il problema dei file criptati rimane purtroppo.. E avviso subito che non è come in passato, che bastava una chiave universale per la decifratura dei dati. Stavolta gli autori ci sono andati giù pesante e hanno usato una doppia chiave a 256 bit con 50 caratteri alfanumerici, algoritmo aes sfruttando la cifratura rar. Insomma parliamo di un algoritmo di cifratura di grado militare! Recuperare i dati dei malcapitati sarà impresa al momento impossibile. Gli amici di DrWeb hanno usato pc di ultimissima generazione su architettura i7 per un tentativo “brute force” di recupero della chiave, ma dopo ben 10 giorni siamo praticamente a 0!! Al momento è nettamente meglio prevenire, perché di cura non c’è previsione all’orizzonte. Termino il lungo post specificando che il virus provvede a criptare anche chiavette usb, dischi esterni e addirittura unità di rete e si propaga usando una vulnerabilità del protocollo RDP di macchine Windows non aggiornate di recente e con la relativa porta 3389 di default nattata (pratica da me sempre sconsigliatissima!) dall’esterno. Insomma una vera rogna per gli amministratori di rete/sistema poco attenti..

Ovviamente quelli che fanno un uso professionale di RDP lo fanno sotto VPN e quindi non ci dovrebbero essere problemi. Tutti gli altri sono avvisati: per adesso meglio chiudere le porte all’esterno.

Ricerca sulle immagini: due tool sul web

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Ricerca sulle immagini: due tool sul web

Ricerca sulle immagini: due tool sul web

Tra le enormi ricchezze del web moderno c’è la massa gigantesca di immagini che circola, un pulviscolo caotico di informazioni grafiche senza padrone.
Spesso, ci sono foto che vengono postate in articoli, riprese da blog e poi ripubblicate sui social network. Decontestualizzandosi e usate per altri scopi.
E’ capitato recentemente che foto drammatiche di bambini uccisi in Palestina venissero usate per la propaganda contro l’intervento militare in Afghanistan.
Non è mio intento sindacare sulle questioni ma si trattava di due storie completamente diverse.

Come possiamo ottenere maggiori informazioni dalle immagini?
Propongo due strumenti online.
Ogni foto scattata porta con sé molte informazioni chiamate Exif data . Sono etichette “attaccate” ad ogni foto scattata che indicano ad esempio la data di acquisizione, il dispositivo utilizzato, talvolta la posizione (se il dispositivo supporta la geolocalizzazione), la data di modifica, l’utilizzo o meno del flash e molto altro.
Per poter dare un’occhiata a queste informazioni possiamo usare EXIF Data Viewer .
L’utilizzo è semplicissimo. Basta o uploadare l’immagine o fornirne l’URL se l’immagine si trova in rete.
E’ un tool poco utile per quelle immagini, come ad esempio quelle postate in Facebook, dove gli algoritmi di acquisizione tagliano le informazioni accessorie (anche se probabilmente le conservano da qualche parte assieme all’immagine originale).

Il secondo strumento si può considerare l’opposto di Google Immagini .
TinEye Reverse Image Search permette, fornita un’immagine, di vedere dove questa è comparsa nel web. Spesso si riesce a risalire alla sua pubblicazione originaria.
E’ un tool che non ha la ricchezza di un Google Immagini, quindi le ricerche possono non andare a buon fine, ma spesso è un ottimo punto di partenza per investigazioni online.
Utilizzi classici sono i controlli su immagini coperte da copyright e ricerche sull’origine di una foto.
Ne esite anche una versione plugin per tutti i browser più diffusi.

Link: EXIF Data ViewerTinEye Reverse Image Search

Cellulari: le mie impressioni su Sony Xperia P

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Cellulari: le mie impressioni su Sony Xperia P

Cellulari: le mie impressioni su Sony Xperia P

Dopo un decennio di fedeltà cieca (è proprio il caso di dirlo) a mamma Nokia e a Symbian ho deciso di cambiare.
La mia esperienza con un E7, l’ultimo smartphone Nokia che ho comprato,  non è stata buona.
La qualità dei materiali e, tutto sommato, quella del hardware a disposizione (era comunque un telefono uscito nel 2010) non erano malvagi.
Il problema era Symbian.
S’impuntava, mi ha perso dati dalla rubrica e le applicazioni erano macchinose e limitate.
Anche la parte telefonica non raggiungeva i soliti livelli di eccellenza cui ero abituato con Nokia.
Troppo anche per un fan come me.
Windows Phone non mi convinceva e non mi convince e quindi: addio Nokia.

Non volendo prendere il solito smartphone Samsung (dopo esserci/vi tutti fissati con Apple ci/vi siamo fissati col produttore coreano?) ho fatto una lunga serie di prove grazie anche ad un conoscente in un Vodafone Center.
Ho provato qualche LG (L7 e L9), un HTC One S e il tremendo BlackBerry  9790. Tutti per un motivo o un altro non mi hanno convinto.
Poi ho visto il Sony Xperia P: smartphone dual core su base Android 4.0.4. Ed è diventato il mio telefono.
Non ho nessuna intenzione di scrivere una prova ma solo delle impressioni.
Una prova completa ed esauriente la trovate su Telefonino.net

L’Xperia P è grande il giusto: 4 pollici che continuano a star bene dentro la tasca dei jeans ma che sono grandi abbastanza per leggere email, la rubrica, navigare su internet e gestire l’account Facebook.
Inoltre lo trovo con un design curato ed elegante. Si distingue dalla massa di “soliti” smartphone (al limite si può imputare a Sony che c’è poca caratterizzazione tra un Xperia e un altro).
La qualità dei materiali è eccezionale. Non tratto bene i telefoni. Dopo due mesi di uso intenso, sia lo schermo che il telaio non hanno il ben che minimo graffio.
Lo schermo è il più luminoso che mi sia mai capitato di vedere. Lo uso come torcia quando devo camminare al buio.
La sensibilità al tocco è nella media e il sistema operativo ha accusato qualche (raro) impuntamento ma in genere funziona tutto con ottima fluidità.
Quello che mi piace di questo Sony è che ci sono una serie di applicazioni che altri avrebbero sbandierato ai quattro venti.
La tastiera, ad esempio, può essere usata con il solito software predittivo ma anche in modalità “tipo Swipe” ossia trascinando il dito nei punti della tastiera dove ci sono lettere che ci servono…. e funziona!!
Sul tablet l’avevo usato tramite un’app ma l’avevo disinstallato quasi subito.
Per non parlare dell’applicazione Walkman, comodissima e intuitiva, per l’ascolto della musica.
Ma ce ne sono decine e non è questo lo scopo del post. Sappiate solo che ogni tanto si scopre qualche chicca.
Come telefono, poi, mi ha sorpreso la qualità della conversazione e la buona ricezione.
In più costa il giusto e non penso che diventerà obsoleto in poco tempo.

Tutto perfetto? Che non sia mai detto.
L’unica pecca, a dire il vero abbastanza seccante, è la batteria.
Con un uso intenso non arrivo a mezza giornata! Con un uso normale si arriva tranquillamente a fine giornata.
Contando che il telefono si può caricare anche attraverso USB il problema si attenua parecchio.
Mentre lavoro lo ricarico o vicino al pc o dalla rete.

Tranne per questo neo, in conclusione, mi ritrovo ad essere di nuovo soddisfatto di un telefono moderno, elegante e di qualità.
Esattamente come mi capitava di esserlo con i vecchi terminali Nokia.

Link: Sony Xperia P

Database Access: visualizzare e modificare mdb senza Microsoft Access

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Database Access: visualizzare e modificare mdb senza Microsoft Access

Database Access: visualizzare e modificare mdb senza Microsoft Access

I database Access fanno un po’ parte del mio passato di programmatore quando scrivevo codice in Classic ASP.
Questi database sono ancora inclusi nel pacchetto Microsoft Office e vengono molto utilizzati in ambito aziendale (nel tempo sono stati scritti moltissimi applicativi in VBA per i più svariati fini).
Se ci troviamo di fronte ad un database Access, un file unico con estensione .mdb, possiamo darci un’occhiata all’interno e modificarlo con uno strumento potente, pratico e semplice come MDB Viewer Plus.

Tramite questo tool, che non ha bisogno di installazione, possiamo effettuare operazioni di lettura, modifica e cancellazione dei dati del file mdb.
Inoltre possiamo operare su filtri, campi e tabelle.

Link: MDB Viewer Plus

WordPress: creare un pulsante nel menù non attivo, solo per accedere a sottopagine

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WordPress: creare un pulsante nel menù non attivo, solo per accedere a sottopagine

WordPress: creare un pulsante nel menù non attivo, solo per accedere a sottopagine

Creare menù di navigazione con WordPress è estremamente semplice e intuitivo. Se ne possono creare tantissimi e utilizzarli, se previsto dal tema, in qualsiasi parte dell’interfaccia utente.
Generalmente per creare un menù di navigazione andiamo in Aspetto->Menù e poi aggiungiamo un menù dandogli un nome.
Subito dopo inseriamo i link alle pagine che vogliamo che compaiano in questo menù, scegliendoli dalla finestra riepilogativa che si trova in basso a sinistra.
Ma se vogliamo creare solo una categoria cui poi aggiungere sottopagine (vedi immagine di apertura)? Non dobbiamo per forza creare una pagina!
Ad esempio, il pulsante Management dà accesso alle due sottosezioni Artists e Productions, da cui poi si apriranno i pulsanti alle pagine con i contenuti.
Non vogliamo che Management, Artists e Productions siano delle vere pagine (probabilmente dovremmo inserire dei contenuti ridondanti).
Vogliamo solo che ci permettano l”accesso alle sottopagine.

WordPress: creare un pulsante nel menù non attivo, solo per accedere a sottopagine

Creiamo così dei link personalizzati con URL di destinazione il cancelletto (#).
Questi link diventeranno i nostri pulsanti finalizzati all’apertura dell’elenco delle sottopagine (o sottosezioni come in questo esempio).
Il clic su di essi non ha nessun effetto.

WordPress: creare un pulsante nel menù non attivo, solo per accedere a sottopagine

Starà poi a noi disporre nella maniera più corretta e logica questi pulsanti per favorire una navigazione semplice e intuitiva.

Link: guida sui menù WordPress